This excerpt is from an article in La Republica, one of Italy’s leading national daily newspapers.
Pesci, crostacei, cefalopodi, molluschi e alghe potrebbero ridurre i casi di carenze nutritive per 166 milioni di persone entro il 2030 e contribuire a un abbassamento di prezzi (-26%) rendendo il cibo blu più accessibile a chi è in povertà
È il risultato di cinque studi pubblicati su Nature e prodotti dal Blue Food Assessment, un gruppo di oltre 100 ricercatori americani e svedesi. Rivelano che piante, animali e alghe che provengono sia dal mare che dalle acque dolci potrebbero soddisfare la domanda crescente e migliorare anche la nostra dieta.
Si tratta di pesci, crostacei come gamberi e granchi, cefalopodi come seppie e polpi, molluschi come vongole, telline e lumache di mare, piante come gli spinaci d’acqua, alghe, ma anche mammiferi, insetti e cetrioli di mare. Possono essere pescati ma anche allevati nei laghi e nelle acque interne, o in coste, estuari, foreste di mangrovie, ma anche al largo.